Molino Spadoni – Preparato per pancakes e per piadina romagnola

L’uomo con la pipa passeggia lentamente tra i macchinari. Aspira, sbuffa. Sorride sornione. Da sott’occhio osserva uomini e donne che non si fermano mai. E dietro di lui si alza una nuvola. Una nuvola speciale, di farina. La farina pare omaggiarlo a ogni passo perché lì, in quel mulino di oltre cinque secoli di vita, la farina è oramai viva. L’uomo con la pipa ha un secolo di vita, ha un’intelligenza viva, la battuta pronta e forse un piccolo problema alla vista perché, in quella nuvola, proprio quando passa davanti alla porta del vecchio ufficio, vede apparire un profilo. Scompare subito. Sembrava un profilo del volto di un uomo che lui conosceva bene, di una persona che sin da subito gli aveva detto che quel mulino sarebbe stato il futuro. L’uomo con la pipa fa una boccata, sorride e l’occhio si inumidisce. “Alla fine avevi ragione tu, papà”, pensa mentre la polvere di farina si posa e lui si asciuga una lacrima.

Da lontano il figlio dell’uomo con la pipa lo osserva. Sorride. Capisce a cosa pensa e sa cosa significa quello scuotere la testa.

Questa è una scena di qualche decennio di anni fa, quando l’uomo con la pipa guidava il mulino Spadoni e non solo. Quando, con un secolo di vita sulle spalle, ancora era il faro di una realtà che all’inizio non voleva e che invece ha creato in un sogno concreto. Fu il 1921, cent’anni fa, quando il padre Livio, che già possedeva un mulino a Santo Stefano di Ravenna, acquistò il mulino di Coccolia costruito nel 1445 e diede vita a una stirpe della farina. Che poi, nel corso del tempo, divenne molto di più. L’uomo con la pipa, si chiamava Libero, decimo di dieci figli. La mamma lo chiamò così perché dopo una prole così numerosa, lui era l’ultimo, e lei era finalmente…libera.

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