Antonio è poco più di un bambino. È davanti, o meglio, sotto la macchinetta del caffè del bar dei genitori, l’Agorà, nel centro di Calvera, suggestivo ma piccolissimo paese della Basilicata. È una scena di vent’anni fa, circa. Antonio conta. “Uno, due, tre … venti secondi”. Dall’altra parte del bancone un cliente, un amico di famiglia, guarda quel soldo di cacio e con il sorriso gli chiede: “Ma perché conti?”. Antonio fa un’espressione seria, posa la tazza di caffè sul piattino, il ticchettio delle due ceramiche riempie il locale, poi arriva l’aroma del caffè, sublime e infine la voce del bambino: “Perché non arrivo a vedere il caffè e ho imparato, guardando papà, quanto tempo impiega ad arrivare al punto giusto. Ottocento lire, grazie”.
Antonio continuerà a guardare papà Gaetano e mamma Rosa al lavoro anche nei giorni successivi. E nei mesi e negli anni che verranno. Impara l’importanza del lavoro, ma anche l’arte del caffè. Quell’aroma è come una scia, da seguire e inseguire. Nel 2006 papà Gaetano decide di accostare un’attività a quella del bar con dei distributori automatici e con delle macchine a cialde. A 18 anni quando arriva il primo vero bivio, Antonio decide di seguire quella scia dal profumo di caffè. Così come la macchinetta eroga caffè, il suo cervello sprigiona idee. Bastano venti secondi. Crea l’Agora caffè come brand e si fa realizzare una “personalizzata” con una torrefazione lucana. È ancora l’aroma del caffè a indicare la strada. La madre non beve caffè ma sente il profumo della prima torrefazione che aveva scelto e… “Anto’, senti a mamma, questo non va bene, non ha un aroma da caffè buono, scegli l’altro”. E così fa. L’aroma lo ha portato quindi alla torrefazione di Oppido Lucano poi ad aprire insieme al fratello Mario l’Angolo del caffè nel 2016. A distanza di un anno una donna entra in quell’angolo, un piccolo gioiellino dal sapore del caffè, Antonella, la cognata di Antonio che porta un tocco di creatività nell’azienda.
“Ah siete ancora aperti, non pensavo che funzionasse. Mi faccia un cesto di caffè”. La sorpresa del gusto.
Antonio e Mario sorprendono così chi segue le loro creazioni. I loro sacrifici sono quotidiani, le loro gioie e successi però vengono ripagati . Antonio continua a seguire quell’aroma di caffè, lo fa ancora oggi nel bar Agorà dove di tanto in tanto continua a fare caffè. Davanti alla macchinetta la sua figura è di un uomo adulto di quasi trent’anni. Antonio conta ancora. “Uno, due, tre … venti secondi”. Dall’altra parte del bancone un cliente, lo stesso amico di famiglia di vent’anni fa, guarda quell’uomo e con il sorriso gli chiede: “Ma perché conti, ancora?”. Antonio fa un’espressione seria, posa la tazza di caffè sul vassoio, il ticchettio delle due ceramiche riempie il locale, poi arriva l’aroma del caffè, sublime e infine la voce dell’adulto: “Perché ora conto i sogni che ho realizzato e quelli che vorrei ancora realizzare. Questo caffè lo offro io”.
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